TRAIL... UNA QUESTIONE FISICA?
I monti camminano lenti nei finestrini della nostra auto mentre attraversiamo la Piana del Fucino, si stagliano serafici sul nastro scorrevole del panorama, me ne raccontano nomi e caratteristiche: Velino, Sirente... li guardo da sotto. La nostra destinazione è un punto nascosto tra faggi e larici che da qui non si vede.
Il mio primo Trail.
Non so niente di ciò che mi aspetta, ora lo so, ma oggi è una giornata particolare e la gara non mi preoccupa. E' estate, fa caldo ed ho solo voglia di passare una bella giornata fra sport e natura. Sono ottimi propositi, perfettamente in linea con lo spirito che si respira alla partenza. Ma come spesso accade i buoni propositi restano tali. Quando lo speaker, dopo cento raccomandazioni, spara la partenza è per me comunque inevitabile partire per fare gara vera: 1km d'asfalto agevole è tutto ciò che ci viene concesso, poi il percorso si immerge nel verde frondoso del bosco e iniziamo a salire... "Ecco! Ci siamo". Il sentiero è solo un passaggio accennato nell'abbraccio fresco dell'ombra, una lingua di sassi instabili che s'impenna sul dorso del monte.
Lo capisco subito, sono un pesce fuor d'acqua. Qui da correre c'è poco e la salita è una compagna che mi lascerà solo molti chilometri più su. Qui l'asinello tenace batte il superbo cavallo da corsa. Riferimenti altimetrici, distanze e medie studiate in precedenza sono zavorre inutili che appallottolo in un angolo della mente. I primi spiccioli di metri sono i più duri, gioco e perdo la lotteria di indovinare quale sasso non mi rotolerà via da sotto i piedi mentre il fiato non riesce ancora a seguire un passo che indurisce muscoli. Ed è solo l'inizio! Con un dislivello di quasi 500 metri in 5 km ancora da coprire ed il sudore che mi cola lungo la schiena, sapere che più avanti riuscirò a cadenzare il ritmo e scaldare le gambe è un atto di pura fede. Cosa mi spinge a continuare, ad ignorare l'ansia di non farcela che mi sale dentro? Ha qualcosa a che fare con la Fisica. Sapete cos'è la resilienza? E' una proprietà dei metalli. La capacità che alcuni materiali hanno di resistere a dure sollecitazioni e di tornare poi alla loro forma iniziale. Resilienza. Non è una questione di durezza ma in qualche modo proprio il contrario. Per quanto ci prepariamo e ci fortifichiamo non potremo evitare i momenti di difficoltà che sempre possono capitare nello sport come nella vita: non accettare questa realtà e cercare a tutti i costi di contrastarla, essere rigidi può rendere certi impatti ancora più devastanti. Il dolore va accettato come parte integrante delle nostre emozioni, va vissuto e va lasciato fluire. Ci piega come una forte pressione deforma l'acciaio ma alla fine la resilenza, la forza non solo di resistere ma soprattutto di reagire, farà in modo che il metallo vinca la sollecitazione tornando poi alla forma iniziale. Non dobbiamo aver paura di cadere, che cadere è inevitabile, ma avere la capacità di rialzarsi e ripartire.
Resilienza. Io non sono forte; sbaglio strade e valutazioni, cado cento volte e soffro ogni singolo metro che passa lentamente sotto le mie scarpe. Ma qualcuno dice che ho la testa dura e che più che cavallo da corsa io sia un asinello cocciuto. Così riesco a godere la bellezza di un percorso reso magico dal gioco del sole che trafigge le fronde e del tappeto morbido di foglie che disinnesca i nostri passi. Saluto e sorrido chi mi supera lanciato su discese di cascate rocciose che io invece guado con goffa circospezione. Alla fine riesco a riportare le gambe fino all'arrivo, stanche, impolverate e anche un po' sbucciate come è giusto che sia... in fondo questo è un Trail.
Provo molta gratitudine per aver avuto la possibilità di vivere questa esperienza, qualcosa capace di unire molto. Nei momenti di difficoltà esce fuori la parte più sincera di noi, le nostre reazioni, il nostro coraggio e la nostra generosità. Non c'è margine d'artefizio. Dopo una promessa mantenuta, l'immersione totale della bellezza lenitiva del bosco e al termine di uno scanzonato dopo gara molto poco podistico a base di birra, lasagna e canzoni anni 70, il rientro è pura necessità. A volte certe giornate dovrebbero durare di più.
Annalisa Gabriele