RUNNER PATOLOGICO
Ho letto con vero piacere e divertimento degli articoletti ovviamente ironici, ma con retrogusto di verità, che analizzano la figura del runner patologico: quando da amatore passi ad essere un "fissato della corsa". Sembra strano ma il confine è molto labile e sottile, basta poco per sconfinare. Correre per divertimento è una cosa, porsi degli obiettivi un'altra.
La perfezione si otterrebbe miscelando sapientemente i due aspetti: s'inizia con la corsetta domenicale, si cerca di migliorare, inizi a conoscere un mondo di gente, a volte un po' folle ma eccezionale, con un gran cuore, determinazione e testa. Il secondo passo lo fai iscrivendoti ad un associazione grazie all'input di un amico e poi hai una gran voglia di migliorare. Seguire delle tabelle t'impegna e dà sistematicità al tuo allenamento, ma la tabella non deve essere vangelo.
L'alimentazione è l'unica cosa che non riesco a fare per quanto mi riguarda, ti coinvolge per il semplice motivo che è fondamentale per il rendimento sportivo, è il carburante. Inoltre se si è molto pesanti, si corre male... anche se è pur vero che conosco persone belle paffute che corrono tantissimo. La tabella che si segue di solito è fatta di tre uscite: corto veloce, ripetute, lungo. Per seguirla hai una sorta di smania e d'ingegno per trovare il tempo necessario, perché il runner fa parte di un contesto familiare, non è un eremita. Insomma sarò pure un po' patologica ma son felice (ovviamente parola grossa).
Fulvia Grazioli
17 Gennaio 2015