LA MARATONA IL GIORNO DOPO
La maratona si gode di più il giorno dopo, a mente fredda. Ripercorro i momenti piacevoli e la sofferenza, in ordine: la pioggia, la paura iniziale stemperata dalle risate con le amiche, lo sguardo ed il saluto di Gianfranco, il suo sorriso; la partenza sotto la pioggia, il gruppo e migliaia di persone tutte colorate che imboccano Via Petroselli; il freddo, il braccio intorpidito, la paura di cadere, i runners che ti superano tutti concentrati su se stessi; le pozzanghere, le scarpe bagnate, i capelli bagnati (completamente zuppa); i ristori, i sorrisi, il sentirsi chiamare dagli amici ramarri, il vedere allontanare le amiche e salutarle con lo sguardo. Lo so io arrivo sempre sola, inizio a canticchiare I sing in the rain, l'arrivo al 35° dai ramarri, le grida, la sceneggiata, il finto allungo, gli ultimi sette chilometri infiniti, i piedi doloranti, la musica caraibica a Piazza Augusto Imperatore; riprendo a correre, i piedi fanno male, l'anca è dolorante; squilla il cellulare... rispondo, Sergio si preoccupa. Sono al quarantunesimo, imbocco Via Nazionale, il tunnel... esco dal tunnel; il grido di Luciano, Gianfranco corre con me 800 metri; entro a Piazza Venezia e faccio l'allungo, la medaglia; piango... sono una Maratoneta.
Fulvia Grazioli
25 Marzo 2015