LA MEZZA
Circa 21 km, 2000 calorie in meno e un fiatone che gonfia i polmoni a ritmo costante. Se si riducesse solo a queste e a poche altre grandezze, non varrebbe la pena partecipare a una mezza maratona. Per questo devi aggiungere la soddisfazione di vedere da lontano la tua bandiera, incontrare conoscenti e amici che incroci solo in queste giornate. Poi condisci il tutto con l'emozione di agganciare il pettorale e di sentirti pienamente un atleta pronto all'impresa. Così tutto acquista un altro sapore.
Da pochissimo gareggio e forse non riesco ad assaporare, come un vero intenditore che ha alle spalle tanta esperienza, il gusto particolare di una gara. Al momento la mia è una foga di risultato personale, di sfida contro me stesso e contro quel cronometro che mi attende al traguardo, di sensazioni da scoprire e interpretare.
La giornata è stata tersa e rigida, il percorso veloce e affollato come da pronostico, l'organizzazione presente e completa, il pacco gara ben gradito e già finito. Il gazebo l'ho individuato dal parcheggio: in pole position come sempre. Siamo numerosi, la quarta società, tant'è che la macchia verde si spande in ogni dove e propaggini in riscaldamento giungono ai confini del rettilineo di arrivo. La linea di partenza é affollata, quando mi giro noto alcuni in attesa di alleggerire la tensione. Ammetto che è un gran conforto essere circondato da maglie amiche, intravedere sempre un compagno da raggiungere e con il quale arrivare in fondo. Mentre canticchio l'inno d'Italia si parte: qualche spinta, un ritmo blando e un occhio a chi mi viene addosso e al quale pesto un callo. All'8° km una caduta alle mie spalle, ma non c'è il tempo di fermarsi perché rischio d'essere investito a mia volta, in quel tratto di strada troppo stretto e con auto parcheggiate dove non avrebbero dovuto essere.
Salto il secondo rifornimento perché sono sicuro di non riuscire a schivare la grandine di bottigliette. I chilometri passano veloci sotto le suole delle scarpe ed un piccolo dolore al ginocchio destro torna ad infastidirmi, ma non rallento. Mi aggrappo a Fabio Giudici e, restando nella sua scia, mi faccio trascinare. Dal 18° km corro a sensazione e supero qualche atleta che stava facendo defaticamento con il pacco gara in mano.
Ringrazio chi ha preparato i biscotti allo stand e ne chiedo la ricetta: a saperlo avrei corso più velocemente; poi Fabio, che vegliava su di me in attesa di un collasso imminente e naturalmente tutti voi che mi avete accolto con tanto affetto. Alla prossima!
Prospero Borea